Messa di inizio del Sinodo della Chiesa universale nella diocesi di Lucera-Troia

“Abbiamo bisogno della Chiesa!”: l’omelia per l’avvio del Sinodo


Messa votiva dello Spirito Santo, con le letture della 29 domenica del T.O.
Cattedrale di Lucera, sabato 16 ottobre 2021

Mc 10,35–45
Ebr 4,14–16
Sal 32
Is 53,10–11

Il Figlio dell’Uomo non è venuto per farsi servire, ma per servire fino a dare la sua vita a salvezza degli uomini e delle donne della terra.
Con le affermazioni evangeliche inneggianti al “sevizio” di Dio verso gli uomini e degli uomini tra loro, si apre anche per noi il tempo del Sinodo, convocato dal Santo Padre per tutta quanta la Chiesa.

L’orizzonte di fede (ed anche di speranza) per questo evento è dato dalla Parola di Dio che la liturgia propone per questa domenica. Si tratta del servizio come stile dell’agire divino verso l’umanità e quale dimensione fondamentale della vita della Chiesa e di quella di ciascun cristiano.
Si tratta del servizio da rendere non da pretendere, da dare non da prendere, da esplicitare in dono generoso non in accaparramento egoistico, da sviluppare con l’intelligenza purificata dalla divina Sapienza e non da sotterrare nell’inerzia della paura.

Il Vangelo appena proclamato ci mostra i discepoli del Nazareno in cammino: stanno camminando, come sempre, lungo le strade del mondo, con il Maestro, anzi al seguito di lui. E questo cammino si rivela per Giacomo e Giovanni, e non solo per loro, carico di pretese. Hanno lasciato cose e persone, ed ora presentano il conto. Si sentono privilegiati perché sono stati scelti ad uno ad uno ed hanno intenzione di far valere il privilegio della scelta.
Essi, in realtà sono stati chiamati con l’intimazione di quella Parola che non permette di barare, sono stati coinvolti nella sequela che deve passare attraverso la Croce per giungere alla vita, anzi alla pienezza della vita.
Non hanno ben compreso il cammino e il senso del cammino che sono chiamati a compiere. Il privilegio viene misurato, da loro, in base alla convenienza individuale mentre invece se un privilegio c’è esso deve essere vissuto nell’ottica dell’amore che si dona fino in fondo.

Loro non hanno capito bene. Noi non abbiamo capito bene.
È davvero necessaria una vera e profonda conversione.
La strada del Maestro da percorrere, al seguito di lui, è chiaramente un cammino di conversione: un passaggio pasquale dal privilegio di sé all’adorazione di Dio, unico e vero Dio, Trinità di infinito amore. Da questo amore adorante sgorga limpido e fecondo il servizio ai fratelli di fede e agli uomini e alle donne, amati dal Signore, specialmente quelli che vivono le miserie di questo tempo arido e tormentato.
Ci incamminiamo dunque seguendo il passo di Gesù, il Pellegrino che confessiamo davanti al mondo essere il Figlio di Dio, il Signore nostro, il Re dell’universo, il Centro del cosmo e della storia. Lui si fa compagno di viaggio, presenza discreta ma fedele e sincera, capace di quella vicinanza che sa farsi silenzio accogliente e, in quanto nasce dall’ascolto, sostiene senza giudicare né condannare.

Ascolta! È il primo l’imperativo da imparare: ascolto della Parola di Dio e ascolto dei segni dei tempi, ascolto del grido della terra e di quello dei poveri, ascolto del cuore di ogni donna e di ogni uomo a qualsiasi generazione appartengano. C’è un tesoro nascosto in ogni persona, che va contemplato ed accolto nella sua bellezza, ed anche custodito nella sua fragilità.
Il cammino sinodale è un processo che si dipanerà fino al Giubileo del 2025 per riscoprire il senso dell’essere Chiesa, il dovere di fare comunità, il calore di una casa accogliente per tutti e l’arte della cura per gli innumerevoli feriti e doloranti dei nostri giorni.
Faranno davvero il Sinodo coloro che vogliono una Chiesa aperta ed “ariosa”, una Chiesa in dialogo, una Chiesa che assume con convinta decisione lo stile di Dio che è fatto di vicinanza, di compassione e di tenerezza.
“Voi non sapete”: dice Gesù ai discepoli in risposta alle obiezioni mondane che essi gli rivolgono.
Quante cose non sanno i discepoli di ieri. Quante cose non sappiamo noi, discepoli di oggi.
Abbiamo bisogno del “maestro interiore”, cioè dello Spirito Santo, che ci insegna le “cose” di Dio, che ci immette nel Mistero ineffabile della Trinità e ci fa gustare la tenerezza divina.
Abbiamo bisogno dello Spirito Santo che ci istruisce circa i pensieri di Dio che non nutre intendimenti di morte ma di vita e che ci guida con la sua dolcezza e la sua forza a mutare il nostro modo di pensare e di vivere rendendolo sempre più conforme al Vangelo.

Lo Spirito si esprime con “gemiti inesprimibili”. Il suo tono non è mai urlato ma sussurrato perché l’urlo e l’arroganza non appartengono all’agire divino.
Perché lo Spirito si esprime in questo modo sofferto? Perché è il veicolo dell’amore di Dio, e l’amore assume il linguaggio dell’amato. Se l’uomo geme, geme anche lo Spirito fino ad interpretare il grido della terra e il grido degli scartati del mondo.
Il gemito è anche il linguaggio del parto: quel dolore intenso, aperto però al nuovo. Il parto è la grande sofferenza della donna che accompagna l’apertura alla vita.
In fondo il Sinodo è proprio questo: esercizio di nascita a vita nuova, esercizio, talvolta anche sofferto, di vita ecclesiale, la vita del Vangelo da esperire in prima persona e da proporre anche agli uomini e alle donne di oggi.
Diciamocelo con chiarezza: da soli non andiamo da nessuna parte, così come da soli ci siamo illusi di andare da qualche parte, mentre abbiamo invano trotterellato su noi stessi.

“Tra voi però non è così!”
Abbiamo bisogno dello Spirito Santo, il Paraclito consolatore. Abbiamo bisogno di accostarci “con piena fiducia al trono della grazia per ricevere misericordia e trovare grazia”.

“Sia questo Sinodo un tempo abitato dallo Spirito! Perché dello Spirito
abbiamo bisogno, del respiro sempre nuovo di Dio, che libera da ogni chiusura, rianima ciò che è morto, scioglie le catene, diffonde la gioia. Lo Spirito Santo è Colui che ci guida dove Dio vuole e non dove ci porterebbero le nostre idee e i nostri gusti personali”.

Per una Chiesa nuova e diversa, aperta cioè a ciò che Dio le suggerisce, dobbiamo invocare con più fiducia e con più frequenza lo Spirito Santo e metterci con umiltà alla scuola di lui, camminando insieme come lui desidera, cioè con docilità e coraggio. Lui che è il creatore della comunione, della docilità e del coraggio.
Abbiamo bisogno dello Spirito Santo.
Così come abbiamo bisogno della compagnia dei fratelli.
Abbiamo bisogno della Chiesa!

Una rilettura dell’ultima lettera pastorale (1 novembre 2020) sul Mistero della santa Chiesa ci sarà molto utile per vivere con un po’ più di intensità il Sinodo che ci attende.
Occorre, dunque, riscoprire la necessità della Chiesa per la nostra fede e la nostra umanità.
Abbiamo bisogno della Chiesa per camminare sostenuti dai fratelli, nell’alveo della Tradizione della fede, che è iniziata molto prima di noi e che attende di essere “arricchita” dalla nostra accoglienza e dalla nostra fedeltà.

Ecco il Sinodo, la cui parola significa letteralmente “camminare insieme”, è infatti “cammino fatto insieme” dalla comune sorgente della vita, l’acqua battesimale nel grembo della madre Chiesa, al comune approdo nell’infinita immensità dell’amore di Dio-Trinità.
Il Sinodo è dunque un cammino che si dipana nella specificità dei doni di ciascuno, anzi nella originalità del dono che ciascun battezzato è, e si dispiega nella comunione che esige partecipazione di tutti per poi farsi missione a servizio del Regno di Dio tra gli uomini.
Il cammino sinodale sarà dunque vigile su quel formalismo estetizzante che non risparmia il vissuto ecclesiale, così come sarà attento a non lasciarsi ingabbiare nei rivoli astratti dell’intellettualismo autocentrato.
Il cammino sinodale vuole e deve essere attento alla realtà dell’uomo di oggi ed anche alla realtà del Vangelo per l’uomo di oggi.

Il Signore vuole, dunque, una Chiesa dell’ascolto, una Chiesa della compassione, una Chiesa della misericordia.
In fondo, per questo Gesù è salito sulla Croce per allentare le inquietudini umane, giustificare con il sangue redentore ogni forma di autoreferenzialità e purificare il cuore dei credenti e quello delle Comunità nell’amore con cui lui stesso riempie della sua grazia l’universo intero.
Perciò con le parole del Santo Padre, preghiamo lo Spirito:
Vieni, Spirito Santo.
Tu che susciti lingue nuove e metti sulle labbra parole di vita, preservaci dal diventare una Chiesa da museo, bella ma muta, con tanto passato e poco avvenire.
Vieni tra noi, perché nell’esperienza sinodale non ci lasciamo sopraffare dal disincanto, non annacquiamo la profezia, non finiamo per ridurre tutto a discussioni sterili.
Vieni, Spirito Santo d’amore, apri i nostri cuori all’ascolto.
Vieni, Spirito di santità, rinnova il santo Popolo fedele di Dio.
Vieni, Spirito creatore, fai nuova la faccia della terra. Amen
“.

+ Giuseppe Giuliano,
vescovo di Lucera-Troia