Riscoprire la bellezza della "domenica ritrovata"

Coronavirus, 18 maggio: il Vescovo sulla ripresa

Alla santa Chiesa di Lucera-Troia


Cari amici, fratelli e figli nel Signore Gesù. 

Anzitutto rendo grazie al mio Dio per mezzo di Gesù Cristo riguardo a tutti voi… Quel Dio, al quale rendo culto nel mio spirito annunziando il vangelo del Figlio suo, mi è testimone che io mi ricordo sempre di voi… (Rm 1,8-9).

Con il giorno 18 maggio si riprende, in qualche modo, la vita pastorale ordinaria. Nelle parrocchie, nella diocesi.
Il segno di una tale ripresa, seppur discreta, è la celebrazione della Messa domenicale anche con la partecipazione “fisica” del popolo.
Le trasmissioni, imbastite con una straordinaria inventiva pastorale non hanno certamente sostituito, né lo potevano, la bellezza del ritrovarsi di domenica in domenica per incontrare, anzi e meglio, per lasciarsi incontrare dal Redentore crocifisso e risorto. Qualcuno ha detto giustamente: c’è differenza tra l’assistere e il partecipare; abbiamo assistito, ma ci è mancato, e parecchio, il partecipare.
È una caratteristica tutta cristiana, l’appuntamento domenicale con il Signore e con i discepoli di lui che dispersi nelle faccende del tempo e nelle vicende del mondo si ritrovano settimanalmente, di domenica in domenica, nell’attesa della domenica senza tramonto della festa senza fine dell’eternità.   
La presenza di Gesù Cristo non è mai mancata, né mai mancherà alla sua Chiesa pellegrinante nel tempo verso la patria celeste.           
No, non è mai mancata. Come avremmo fatto, altrimenti? Come avremmo potuto sopportare e come, ancora, potremo sopportare ed affrontare una pandemia che ci ha provati fisicamente e spiritualmente, allontanandoci gli uni dagli altri, e che fatica ad andar via dalle nostre persone, dai nostri Paesi e dalle nostre Città?

La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: “Pace a voi!”.
Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore
(Gv 20,19-20).

La prima domenica della storia! Da allora non è mai mancato l’incontro del Signore con i suoi discepoli provati da ogni specie di male.
Non vi nascondo il disagio che ho vissuto, sin dal primo annuncio degli impedimenti che abbiamo dovuto subire. Mai avrei pensato a domeniche senza il vociare della nostra gente, senza il passo spensierato dei nostri bimbi e dei nostri ragazzi, senza l’andare impacciato e deciso dei nostri giovani, senza lo zoppicante incedere dei nostri vecchi, senza il frettoloso correre delle nostre mamme e dei papà.
Mai avrei immaginato le nostre famiglie incollate alla televisione o al computer per un qualche assistere alla Messa. 
Mai era accaduto nella storia bimillenaria della Chiesa. Pure nei tempi bui di persecuzione qualche sparuto gruppo di cristiani si era radunato da qualche parte  e, anche a nome dell’intera umanità, aveva lodato il Signore, ne aveva  invocato e pronunciato il nome glorioso e potente, a salvezza degli uomini e dei popoli. Eppure, anche questa mancanza abbiamo dovuto sperimentare. E l’abbiamo vissuta con sofferenza e fastidio, ma sempre in quella speranza che non ci consente di vanificare, ora, la ripresa, pur tra  le mille cautele che ci vengono raccomandate.

La ripresa. Ci veda innanzitutto grati alla divina Provvidenza perché ancora ci consente di ritrovarci a celebrare la santa Eucaristia e a vivere il giorno domenicale nel “riposo” che sa farsi preghiera, incontro e solidarietà.    
Sì, perché la domenica non è solo il giorno in cui “si va a Messa”, ma è anche il giorno del riposo, che è ben altra cosa dell’ozio e/o del “fine settimana”. Il giorno del risposo è il giorno libero dal consueto lavoro per riempire il tempo della libertà dei figli che sanno rivolgersi con fiducia al Padre dei cieli, libertà dei fratelli capaci di incontrarsi e di aiutare chi è nella necessità e del bisogno.
La domenica, giorno del Signore, è il “signore dei giorni”, è il giorno della Chiesa, la “festa primordiale, rivelatrice del senso del tempo”, “giorno primo ed ultimo”, “giorno radioso e splendido del trionfo di Cristo”.       
La domenica è il giorno della gioia autenticamente cristiana, giorno dell’uomo libero perché solo chi è libero può disporre del tempo per sé e per gli altri. Nel giorno di domenica  “si tralasciano i digiuni e si prega stando in piedi come segno della risurrezione; per questo inoltre in tutte le domeniche si canta l’alleluia”.
Riscoprire la ricchezza e la bellezza della domenica e, in essa, della celebrazione eucaristica è una priorità pastorale indifferibile. Richiamo i presbiteri, soprattutto i parroci, a voler curare con sobrietà ma con intensità la celebrazione eucaristica domenicale. 
“Tra le numerose attività che una parrocchia svolge, nessuna è tanto vitale o formativa della comunità quanto la celebrazione domenicale del giorno del Signore e della sua Eucaristia”.
Invito i consacrati e le consacrate, i fedeli laici a volere riappropriarsi della domenica: è il nostro giorno, è il giorno dei cristiani, è il giorno che scandisce il crescere della nostra umanità e della nostra fede.       
La “domenica ritrovata” è senz’altro un’opportunità di grazia che non va sprecata, né banalizzata. La “domenica ritrovata” è un’occasione per riandare alle radici della nostra fede; a quelle radici troppo volte snobbate da un’alterigia che non appartiene al vissuto cristiano.
Non di rado, infatti, alla ricerca di un estetismo teatrale e fuorviante, abbiamo trascurato l’essenziale, semplice e costruttivo del “fatto” cristiano. È tempo di recuperare, senza presunzione, ma con sapiente umiltà. Senza dare nulla per scontato, perché nulla che è essenziale va mai dato per scontato.

Domenica  31 maggio è la domenica di Pentecoste, mentre il giorno prima sabato 30 maggio celebreremo alle ore 9 in Cattedrale a Lucera, la Messa crismale a cui sono invitati tutti i sacerdoti (anche quelli religiosi) della diocesi, con un laico per parrocchia.                            
A queste due celebrazioni ci prepareremo insieme, coinvolgendo il maggior numero di cristiani, con un “novena allo Spirito Santo” che inizieremo giovedì 21 maggio invocando lo Spirito per la nostra Chiesa diocesana, per la Chiesa universale e per l’umanità smarrita di questi tempi difficili. Non manchi, dunque, in ognuno di questi giorni, nelle nostre Comunità, e non solo in quelle parrocchiali,  la preghiera fiduciosa allo Spirito santo e santificatore.   
In lui, datore e facitore di pace, vi saluto con ogni cordialità e vi benedico con affetto paterno.

Lucera, 16 maggio 2020

+ Giuseppe Giuliano, vescovo