Omelia della Domenica di Pasqua

Cristo è risorto! Cristo è veramente risorto!

Celebriamo oggi, con più chiarezza del solito, l’evento decisivo e sempre attuale della Risurrezione, mistero centrale e fondante la nostra fede cristiana.
“Questo è il giorno che ha fatto il Signore: rallegriamoci ed esultiamo”.
La luce di Cristo, la luce che è Cristo, simboleggiata dal cero pasquale, acceso e splendente, illumina l’umanità, vincendo per sempre le tenebre del peccato e della morte. E proprio oggi, ancora oggi, riecheggiano le potenti parole che, più di due millenni orsono, lasciarono sbigottite le donne giunte al sepolcro all’alba di quel primo giorno dopo il sabato. Arrivate al luogo della sepoltura, tristi e sconsolate, esse trovarono il grande masso rotolato ed entrando videro che il corpo amato non c’era più. Restarono bloccate, incerte, smarrite, e due uomini in vesti sfolgoranti le sorpresero dicendo: “Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risuscitato” (Lc 24, 5 – 6).
Da quell’alba radiosa, queste parole non cessano di risuonare nella Chiesa e, con la Chiesa, nel mondo intero quale annuncio di gioia e di speranza che attraversa i secoli della storia segnati dalle ferite causate dalle iniquità umane e dalle ingiustizie degli uomini e dei popoli.
“Non è qui”.
Il Figlio di Dio non è restato nel sepolcro, non poteva rimanere prigioniero della morte, la tomba non poteva trattenere “il Vivente” (Ap 1,18). Fu veramente “un giorno solenne quel sabato” (Gv19, 31), il più solenne della storia, perché in esso il “Signore del sabato” (Mt 12, 8) portò a compimento l’opera della creazione e realizzò la redenzione, elevando l’uomo alla libertà e alla gloria dei figli di Dio.
“Non è qui”.
Non può trovarsi nella tomba colui che è la vita stessa e la sorgente inesauribile della vita. No, lui non è fatto per la morte. Il Signore ha infatti vinto la morte e, per un atto di puro amore, ha talmente spalancato la terra al cielo da cambiare decisamente la destinazione della vicenda umana. Questa era diretta verso la morte, da allora conosce un’altra direzione, un’altra meta: la vita eterna e la pienezza dell’amore di Dio Trinità. La risurrezione del Capo è partecipata, con abbondanza di grazia, alle membra tutte del corpo che è la Chiesa.
“Ecco, io apro i vostri sepolcri, vi risuscito dalle vostre tombe, o popolo mio, e vi riconduco nel paese d’Israele” (Ez37,12).
Oggi, anche oggi, in questo tempo segnato da inquietudine e incertezza, riviviamo l’evento che ha cambiato la storia dell’umanità, il fatto che ha radicalmente mutato il volto e la direzione della nostra esistenza. E lo annunciamo al mondo intero, con la sua carica di infinite e sempre nuove risonanze. Quanti sono tuttora oppressi dalla sofferenza e dal dolore, quanti subiscono violenza e morte possono ricevere dal Risorto la speranza che non delude, la speranza cioè che in lui ogni violenza può essere sconfitta, ogni dolore può ricevere balsamo di consolazione, ogni morte può conoscere albe di luce e di vita.
“Sì, ne siamo certi: Cristo è davvero risorto”.

Il Signore risorto faccia sentire ovunque la forza della sua grazia che, solo sfiorando le umane esistenze, comunica loro libertà e in loro realizza vita. Gesù è risorto e ci dona la pace; perché lui stesso è la pace.
“Non abbiate paura! … Non è qui. E’ risuscitato” (Mt 28, 5 – 6).
Non è molto arduo immaginare quali fossero i sentimenti delle donne dinanzi al sepolcro vuoto: tristezza e sgomento per la morte, sospetto e stupore per il fatto sorprendente ed inatteso della tomba aperta e vuota. Pietro e Giovanni, avvertiti dalle donne, corsero al sepolcro e verificarono che esse avevano visto bene: la tomba era vuota, i teli della morte erano piegati a parte.
La fede dei discepoli era stata messa a dura prova dallo scandalo della croce. L’arresto, la condanna e la morte li avevano dispersi. Ora si ritrovano insieme, perplessi e disorientati. Ma il Risorto stesso venne in mezzo a loro. L’esperienza particolare e toccante, anche se inattesa, saziò l’incredula sete di certezze.
“Venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!»” (Gv 20,19).
La fede, quasi spenta, si riaccese. Facciamo nostra la professione di fede di Tommaso.
“Mio Signore e mio Dio!”(Gv 20,27 – 28).

Per l’umanità che attende dai cristiani una rinnovata testimonianza della risurrezione di Cristo e dunque una parola di verità che apre alla vita e alla speranza della vita: Mio Signore e mio Dio! Per l’uomo di oggi che ha bisogno di incontrare il Signore e poterlo conoscere e riconoscere come vero Dio e vero Uomo: Mio Signore e mio Dio!
I dubbi e le incertezze, le paure e le delusioni, la stessa incredulità di Tommaso si riverberano nel cuore di tanti di noi; ma con Tommaso è possibile anche riscoprire il nocciolo insostituibile della fede cristiana che in Cristo, morto e risorto, si radica e si esplicita nelle scelte autentiche e radicali dell’amore: Mio Signore e mio Dio!

In Gesù Cristo, Dio si è caricato delle piaghe dell’umanità ferita: “Dalle sue piaghe siete stati guariti” (1 Pt 2, 24).
Quelle piaghe non sono un ostacolo alla fede, certamente sono il segno di un fallimento vissuto per amore, e della sconfitta che perciò è solamente momentanea ed apparente. Quelle ferite nelle mani, nei piedi e sul costato sono, per tutti i secoli dei secoli, il segno e la prova dell’amore e dell’amore vittorioso: Mio Signore e mio Dio! Solo un Dio che ama fino a prendere su di sé le ferite e il dolore dell’amato attrae al suo amore e suscita la risposta dell’amore.

Quante ferite, quanto dolore nel mondo! Attraverso le piaghe di Cristo risorto possiamo vedere i mali che affliggono l’umanità con occhi di speranza. Risorgendo, infatti, il Signore ha vinto la sofferenza e il male del mondo, con la sovrabbondanza della sua grazia. Alla prepotenza della cattiveria egli ha opposto l’onnipotenza del suo amore. Alla violenza dei cuori il Crocifisso ha proposto il perdono che del cielo anticipa la gioia. Alle angosce della vita il Signore ha annunciato la speranza dell’eternità. Al calcolo della meschinità l’Amico ha mostrato la bellezza del dono di sé.
Il Crocifisso risorto ha lasciato e donato l’amore che non teme la morte. E ci rende apostoli di pace, messaggeri della gioia della Risurrezione. Ci ottenga questa gioia pasquale Maria, Madre di Cristo risorto.

Buona Pasqua a tutti e a ciascuno!