Lo Stemma

Nello scudo vescovile adottato da S. E. Mons. Giuseppe Giuliano, Vescovo di Lucera-Troia, appare al centro la Croce d’oro e gemmata, così come è raffigurata in un bassorilievo marmoreo custodito nella Cattedrale di Nola. Il riferimento è al Cristo Risorto, vincitore della morte, come mostra l’originale e inversa disposizione delle lettere che pendono dai bracci della Croce: l’Alfa, la lettera dell’inizio, segue, anziché precedere, l’Omega, la lettera della fine, ed è più “pesante”, al punto da far pendere il braccio: la vita dell’uomo e l’intera storia del mondo, infatti, dopo la Pasqua di Cristo “pendono” a favore della vita, quella vera, che viene dalla morte di Cristo ed è più forte della morte. Collocandola al centro dello stemma, mons. Giuliano intende proclamare Gesù Signore, centro della sua vita e del suo ministero: nel Suo Nome glorioso e nella Sua santa amicizia egli vuole vivere il suo episcopato nella Chiesa di Lucera-Troia.

La stella d’argento a otto punte (numero delle beatitudini) in campo azzurro, secondo l’antica tradizione araldica, simboleggia la Vergine Maria, madre di Cristo e della Chiesa; Stella maris (Stella del mare) è uno dei titoli più antichi per la Madonna. Stella maris è uno dei nomi di α Ursae Minoris (la stella polare) perché è stata utilizzata per la navigazione astronomica in mare fin dall’antichità. Il nome venne applicato alla Vergine Maria nella traduzione latina che san Girolamo fece dell’Onomasticon di Eusebio di Cesarea. San Girolamo fa derivare il nome di Maria dall’ebraico mar yam («goccia di mare»), in latino Stilla maris, da cui poi il poetico Stella maris, «stella del mare» (= stella polare). San Pascasio Radberto nel IX secolo ha scritto di Maria Stella maris come di una guida da seguire sulla via a Cristo «per non ribaltarsi in mezzo alle onde tempestose del mare».

Nel XII secolo san Bernardo di Chiaravalle ha scritto: «Se i venti della tentazione crescono, se sei spinto contro gli scogli delle tribolazioni, guarda alla stella, invoca Maria; se sei sballottato sulle onde di orgoglio, ambizione, invidia, rivalità, guarda alla stella, invoca Maria; quando la rabbia o l’avarizia o il desiderio carnale assalgono violentemente la fragile nave della tua anima, guarda la stella, invoca Maria». Il titolo, che si ritrova anche nel famoso inno Ave, Maris stella, è una invocazione a Maria come segno di speranza e come guida sicura per i cristiani. Inserendo la stella nel suo stemma, il Vescovo intende scegliere e invocare la santa Madre del Signore come luce e protezione per il nuovo cammino cui è stato chiamato.

Il giglio fiorito indica invece San Giuseppe, Santo onomastico del Vescovo e patrono della Chiesa universale. Nei lessici di iconografia cristiana allo Sposo di Maria viene sempre attribuita la verga gigliata, segno della sua elezione. L’iconografia risale alla Storia di Giuseppe falegname riportata dagli scritti apocrifi (Protoevangelo di Giacomo e lo pseudo-Tommaso): «Giuseppe a 89 anni, rimasto vedovo, venne chiamato dal sommo sacerdote insieme ai vedovi della Giudea, per scegliere tra di essi lo sposo della dodicenne vergine Maria. Ciascun vedovo consegna il proprio bastone che viene deposto nel Santo. Quando vengono ritirati, quello di Giuseppe appare fiorito e una colomba uscì dal bastone e volò sul capo di Giuseppe». Ponendo nel suo stemma il giglio, mons. Giuliano esprime il desiderio di voler custodire la Chiesa affidatagli con la stessa paternità, discreta e forte, del Custode della santa Famiglia.

l rosso, che in araldica simboleggia l’amore ardente verso Dio, il prossimo e la giustizia, richiama le virtù degli Apostoli e dei loro successori. L’azzurro, invece, è un voluto omaggio alle città di Lucera e Troia, i cui stemmi civici sono dello stesso colore.

Lo stemma, infine, è completato dai consueti contrassegni vescovili: la croce astile su cui è posto lo scudo e il galero verde con 12 fiocchi, disposti 6 per lato, con il cartiglio che riporta il motto In amicitia Jesu Christi.

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BLASONATURA
“Inquartato rialzato di rosso e d’azzurro, alla croce bizantina pomata d’oro, gemmata ed impreziosita al naturale; dagli estremi del legno trasversale, posto in banda, pendono le lettere greche ω (Omega) e A (Alpha) del penultimo; è accompagnata nel cantone sinistro del capo (II) di una stella raggiante ad otto punte, ed in quello destro della punta (III), da un gambo fiorito di tre gigli, posto in banda, il tutto d’argento.
Lo scudo, accollato ad una croce astile d’oro, posta in palo, è timbrato da un cappello con cordoni e nappe di verde. Le nappe, in numero di dodici, sono disposte sei per parte, in tre ordini di 1, 2, 3. Sotto lo scudo, nella lista bifida e svolazzante d’argento, il motto in lettere maiuscole di nero: “IN AMICITIA JESU CHRISTI”.