Natale: le persone di spessore nascono e si rivelano, sempre e solo, nel silenzio e attraverso il silenzio. Il rumore è come un vampiro che prosciuga le menti e i cuori. Il baccano non aiuta, perché genera la superficialità che sfilaccia l’intimo dell’uomo.
In un mondo stordito dal fracasso artificiale, sempre più freddo per la diffidenza di molti e per l’ingordigia di pochi, in un’umanità sempre più indifferente allo sguardo e all’incontro, sempre più cinica per i cuori chiusi ed estranei, in società bloccate dal pessimismo della tristezza e del sospetto, quella stalla dona speranza: in essa l’affetto riempire il cuore della madre, del padre e persino degli animali che con il loro calore riscaldano il Neonato, avvolto in fasce e deposto nella mangiatoia.
Quella grotta ricorda che nessuno è perduto del tutto, che per nessuno è stata pronunciata la definitiva sentenza di morte, che per ciascuno c’è sempre la possibilità della luce e della liberazione.
Betlemme, con la sua essenziale precarietà, mostra che il troppo benessere può addirittura rivelarsi nemico dell’essere, che l’abbondanza delle cose può schiacciare la preziosità di ogni persona ed allarmare per l’avidità da cui bisogna assolutamente guarire.
Betlemme ci ricorda l’alfabeto con il quale declinare l’umano, e non solo scarabocchiare la vita.
Nel Bambino di Betlemme vediamo il vero umanesimo. Lui è l’uomo nuovo che, con la sua grazia, sempre ci ricrea e ci rinnova: lasciamoci guardare e salvare da Lui.
Betlemme ha riaperto il giardino delle delizie, andiamo a vedere. In quel luogo nascosto e, ai più, sconosciuto troveremo la pace.
Andiamo a cogliere i beni del paradiso in una stalla. Ivi è apparsa la radice non irrorata, che germinò il perdono. Ivi si è trovato il pozzo, che calma e colma il desiderio di vita. Ivi una Vergine, mettendo alla luce il Bambino, ribalta le banali certezze degli uomini. Andiamo dove è nato, nuovo Bambino, il Dio di prima dei secoli.
E… faremo Natale. Auguri a tutti e a ciascuno!
+ Giuseppe Giuliano,
vescovo di Lucera-Troia