[Letture:
Lc 10, 1-12
dal Salmo 26
Gb 19,21-27]
• Questa celebrazione è un misto di speranza e di dolore:
– per noi che crediamo, è un’attestazione della speranza nella vita che non muore, ma che viene trasformata in Dio salvatore
– per noi creature, fragili e deboli, è anche momento di dolore per il distacco fisico da un prete, amato e stimato, don Antonio Pitta.
• Questo evento celebrativo è anche occasione per fare memoria di quello che don Antonio, come molti preti, è stato e della testimonianza ecclesiale che egli ci ha dato.
• Don Antonio viene da quella nutrita schiera che ha mantenuto, nel tempo, l’incarico dato dal Signore Gesù ai Settantadue, mandati davanti a sé per le vie del mondo a dire e a dare la salvezza che solo in lui, Cristo di Dio, si realizza.
• Li chiamò “operai”, perché faticassero e faticano nella messe del Regno dei cieli. Raccomandò loro di non riporre fiducia e sicurezza nelle cose, fossero anche le più preziose ed essenziali, e di non attardarsi in scialbi convenevoli.
Li avvisò dei pericoli che avrebbero incontrato come quelli che gli agnelli incontrano quando vanno in mezzo ai lupi. Li incaricò di portare la pace al cuore inquieto dell’uomo di sempre.
Li invitò ad accettare l’ospitalità, senza girovagare per le strade delle città né perdersi in ragionamenti vuoti, ma di attardarsi solo nell’annunciare, con premura e decisione, la vicinanza del Regno di Dio.
Li incoraggiò a non scoraggiarsi per i rifiuti che avrebbero certamente ricevuto, così come lui ricevette insieme ad accoglienza e ad amicizia.
Raccomandò loro di non avere alcunché da spartire con chi si oppone con malizia al Vangelo, fino a non portare con sé neppure la polvere attaccata ai piedi lungo il cammino tra le “spine” del mondo.
• Quello che Gesù fece e disse ai Settantadue, si è ripetuto lungo la storia per tanti uomini che con generosità ed entusiasmo hanno accolto la sua Parola fino a farne la ragione della propria vita, e a portarla nei più sperduti angoli della terra. Questo Gesù ha fatto e ha detto ad Antonio Pitta, strappandolo da un oscuro angolo di mondo, potenziandone l’intelligenza, dilatandone il cuore fino al centro vivente nella Città santa del popolo pellegrino sulla terra.
• Grazie a te, Signore che hai mostrato il tuo volto, cercato ed amato: sì, don Antonio vede ora, con chiarezza, il tuo volto.
Grazie a te, o Dio, per la bontà contemplata nelle ombre della storia ed ora incontrata nella terra dei viventi, quella terra che sta oltre la terra degli uomini e che ora accoglie il presbitero Antonio quale suo cittadino gioioso.
• E, grazie a te, don Antonio, per la tua speranza, per il tuo coraggio, per il tuo cuore attento nella tenerezza del discepolo ed audace nella proposta insegnata con autorità e competenza.
Grazie a te, professor Pitta, per lo scrigno prezioso della Scrittura sacra aperto e condiviso con innumerevoli studenti a Molfetta, a Napoli, a Roma.
• Sì, grazie a te, o Signore, ora e sempre!
Grazie a te, don Antonio, perché sei ora e lo sarai per sempre nostro compagno fidato di cammino ed amico sicuro nell’avventura del Vangelo.
Lucera, Basilica Cattedrale, 3 ottobre 2024.
+ Giuseppe Giuliano,
vescovo di Lucera-Troia