La lettera del Vescovo per la giornata mondiale dei poveri

                                                                             Alla santa Chiesa di Lucera – Troia

 

Domenica 18 novembre è la giornata che il Papa ha voluto dedicare ai poveri della terra. I poveri li avrete sempre con voi:  la parola di Gesù Cristo ci impedisce di restringere il  nostro interesse a una sola giornata, l’intento infatti di questa domenica è quello di ricordare alle nostre smemoratezze la presenza di tanti indigenti che attraversano le strade nostre e quelle del mondo. A questo proposito vi ripropongo una passaggio della lettera pastorale appena consegnata alla diocesi.

Giovanni vedendo Gesù verso di lui disse: “Ecco l’agnello di Dio, ecco colui che toglie i peccati del mondo!” Gesù ci passa accanto e ci viene incontro anche nella persona dei poveri. nella persona di chi ha fame, di chi ha sete, di chi è forestiero, di chi è nudo, di chi è malato, di chi è carcerato. Il volto dei poveri ci mostra il volto di Gesù! A loro dobbiamo attenzione, solidarietà, condivisione. i poveri vanno innanzitutto ascoltati. Abbiamo bisogno di ascoltarli per poter riconoscere la loro voce. Se parliamo troppo noi, non riusciremo ad ascoltare loro. Ci sono iniziative, pur meritevoli e necessarie, che servono più ad ascoltare e a compiacere noi stessi che a recepire davvero il grido dei poveri. All’ascolto deve seguire la risposta, anche una piccola risposta che però impedisce a quel grido di cadere nel vuoto. Un segno di condivisione per quanti sono nel bisogno mostra la presenza attiva della Chiesa e dei singoli cristiani in quel coinvolgimento personale che è attestazione d’amore che onora l’altro, cercando il suo bene, in quanto persona.

Ogni cristiano e ogni comunità sono chiamati a essere strumenti di Dio per la liberazione e la promozione dei poveri, in modo che essi possano integrarsi pienamente nella società; questo suppone che siamo docili e attenti ad ascoltare il grido del povero e soccorrerlo (…). Rimanere sordi a quel grido, quando noi siamo gli strumenti di Dio per ascoltare il povero, ci pone fuori dalla volontà del Padre e dal suo progetto, perchè quel povero «griderebbe al Signore contro di te e un peccato sarebbe su di te»(Dt 15,9). E la mancanza di solidarietà verso le sue necessità influisce direttamente sul nostro rapporto con Dio (…). La Chiesa ha riconosciuto che l’esigenza di ascoltare questo grido deriva dalla stessa opera liberatrice della grazia in ciascuno di noi, per cui non comprende la richiesta di Gesù ai suoi discepoli: «Voi stessi date loro da mangiare» (Mc 6,37), e ciò implica sia la collaborazione per risolvere le cause strutturali della povertà e per promuovere lo sviluppo integrale dei poveri, sia i gesti più semplici e quotidiani di solidarietà di fronte alle miserie molto concrete che incontriamo. La parola “solidarietà” si è un po’ logorata e a volte la si interpreta male, ma indica molto di più di qualche atto sporadico di generosità. Richiede di creare una nuova mentalità che pensi in termini di comunità, di priorità della vita di tutti rispetto all’appropriazione dei beni da parte di alcuni”. (EG 187 – 188).

Contemplare il volto di Dio attraverso le pieghe e le piaghe del volto del povero è già segno di vicinanza e anche di liberazione e di salvezza. La salvezza di Dio prende la forma di una mano tesa verso il povero. Uno sguardo e una mano che offrono accoglienza, proteggono e permettono di sentire amicizia. A partire dalla vicinanza concreta e tangibile prende avvio un genuino percorso di liberazione e di promozione dei poveri, perchè essi possano integrarsi pienamente nella società in una convivenza umanamente degna” (Fissando lo sguardo su Gesù, 22).

 

Non sembra necessario aggiungere altro. L’amore di Dio ci suggerirà gesti di amore concreto per i poveri, e non solo per questa domenica.

Vi benedico con affetto

Il Vescovo della Diocesi di Lucera Troia