Tra noi cristiani si parla molto della preghiera. Ma si prega poco.
Il valore della preghiera e della preghiera cristiana, fatta cioè in comunione con Gesù, il Figlio di Dio, e con i fratelli, che sono i figli di Dio che fanno la Chiesa, emerge quando ci assalgono sventure come quella che ci tocca vivere in questi giorni.
Il coronavirus si sta rivelando come una vera e propria sventura, non tanto e non solo per la sua pericolosità clinica, ma soprattutto per quella sociale.
Il virus fa paura. E la paura, che è una cattiva consigliera, spinge a richiudersi in modo esagerato nel proprio individuale tornaconto, porta all’aggressività interpersonale e a quella sociale, dà spazio eccessivo alla irrazionale emotività.
La paura è il nemico dell’uomo, il nemico dell’umanità.
Risuona, così, nel cuore del credente la parola di Gesù, più volte ripetuta e più volte riportata dai Vangeli: Non temete!
Il credente sa di stare sulle “palme delle mani” di Dio, dunque sa di stare in buone mani. Il credente sa che la storia umana e l’intero universo stanno nella mani forti e tenere di Dio creatore e redentore.
“Guardate i corvi: non seminano e non mietono, non hanno ripostiglio né granaio, e Dio li nutre. Quanto più degli uccelli voi valete!” (Lc 12,24).
L’uomo è chiamato a governare l’universo non da despota ma da amministratore dei beni di Dio per l’umanità. L’uomo è perciò dotato di sufficiente intelligenza per scoprire e governare i meccanismi della natura, sopratutto quelli che ne minacciano l’integrità e la vita. Ma l’uomo non è Dio, né può giocare a “fare Dio”, per cui dinanzi ai limiti della sua intelligenza si ferma, profondamente convinto che c’è Qualcuno che, con premura e vigore, veglia su di lui e sui suoi giorni. A Costui ricorre e presenta le proprie necessità, e chiede il suo aiuto. Ecco la preghiera di supplica, che non esclude la necessaria saggezza nelle scelte ma la fortifica. Si tratta della preghiera dei figli che sanno di essere ascoltati ed esauditi dal “Padre nostro che sta nei cieli”.
La profonda consapevolezza di essere figli di Dio, e dunque la coscienza viva dell’amore “paterno” (e “materno”) di Dio stanno a fondamento della preghiera di intercessione. Il cristiano non ha paura né vergogna a mostrarsi figlio, perché dinanzi a Dio creatore e provvidente ogni uomo e ogni donna sono, semplicemente, figli amati e benedetti. Tutti, nessuno escluso, dal bambino appena nato allo studioso più all’avanguardia nella ricerca sofisticata della scienza. Tutti sono figli.
“Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto; perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. Chi tra di voi al figlio che gli chiede un pane darà una pietra? O se gli chiede un pesce, darà una serpe? Se voi dunque che siete cattivi sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele domandano!” (Mt 7,7-11).
A nome dell’umanità intera noi cristiani vogliamo chiedere al Signore la liberazione dalla paura, la sapienza e l’intelligenza per affrontare le difficoltà del presente e del futuro, la solidarietà che non ci fa escludere né scartare i fratelli bisognosi.
Con queste convinzioni di fede ripeto a ciascun credente: coraggio! Non temere!
Con questa convinzione di fede invito le Comunità cristiane ad un novenario di preghiera di intercessione per le finalità appena espresse. I primi giorni della quaresima ci danno l’opportunità di “ritornare bambini nel grembo dell’onnipotente Iddio” – è questa, in fondo, la vera conversione! – per chiedergli con fiducia ed insistenza quello di cui abbiamo bisogno per una vita dignitosa e serena. Il Signore in cui deponiamo tutta quanta la nostra speranza è ben più forte di ogni male. La Vergine Madre, ne siamo certi, prega con noi e intercede per noi e per il mondo intero.
Mercoledì delle Ceneri, 26 febbraio 2020
+ Giuseppe Giuliano,
vescovo di Lucera-Troia
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Presso la Chiesa del Monastero “Santa Maria della Pace in Sant’Antonio di Padova” in Biccari, le monache clarisse, da questa prima giornata di Quaresima, danno avvio al novenario di preghiera, secondo le intenzioni della Chiesa, con questi orari: ore 8.00, Santa Messa e al termine Novena alla Divina Misericordia; ore 16.30, durante l’Esposizione Eucaristica, recita del Rosario alla Madonna che scioglie i nodi.