Ordinazione don Ivan, le parole del nostro Vescovo

Lucera, Basilica Cattedrale, 24 novembre 2018
Celebrazione eucaristica con l’ordinazione presbiterale di don Ivan Clemente, nei primi vespri della Solennità di Cristo Re

Gv 18, 33 – 37
Ap 1, 5 – 8
Dan 7, 13 – 14
Sal 92

1.
Dunque, tu sei re? Gli domanda Pilato, tra l’ironia e la spocchia, del potente di turno.
Tu sei re? Lo sbeffeggia il mondo, di oggi e di sempre, vedendolo sconfitto e condannato.
Tu sei re? Gli urlano il fallito ed il reietto dei solchi della storia, pur cercando in lui un briciolo di speranza.
Tu sei re? Gli ha chiesto, tante volte, Ivan lungo gli anni, faticosi e benedetti, della decisione al ministero.
Tu sei re? Gli chiede oggi Ivan che, timoroso e coraggioso, si rimette a lui esi abbandona tra le sue mani calde ed accoglienti.
Tu sei re! Lo affermano i cristiani delle varie generazioni della fede, nell’amarezza degli sbandamenti e nella dolcezza del ritorno a lui.
Tu sei re! Lo invoca la Chiesa di Lucera-Troia mentre avanza sulla strada della fedeltà al suo Vangelo.
Tu dunque, Cristo Gesù, testimone fedele e primogenito dei morti, alfa e omega della storia, tu sei re, tu sei davvero il re!

2.
Tu lo dici: io sono re. È la rivelazione puntuale ed inedita del Mistero che si mostra nel consegnarsi dell’amore.
Io sono re. Pilato è soddisfatto? Il Consegnato è re. Ma il governatore può stare tranquillo, costui non è re come lo sono quelli che, a suon di spada e di sangue, si illudono di conquistare i popoli. Il suo regno non si costruisce come si costruiscono i regni di questo mondo.
Io sono re. L’umanità può finalmente cogliere la meta verso cui avanza la storia inquieta che le appartiene. Lui è il re dell’universo, il centro del cosmo e della storia.
Io sono re. Il cuore dell’uomo può riposare al sicuro sul cuore palpitante di misericordia. Lui è il Dio fratello ed amico degli uomini.
Io sono re. I cristiani si sostengono, così, a vicenda perché la loro speranza è ben riposta in colui che è, che era e che viene.
Io sono re. Ivan puoi dunque tranquillamente dire e dareilsì del servizio ministeriale al popolo a cui il Salvatore ti dona.
Io sono re. Chiesa di Lucera-Troia puoi fissare lo sguardo su di lui, egli non ti giudica né ti condanna, ma semplicementeegli ti ama con quella tenerezza discreta ed efficace di cui solo il Dio infinitamente amante è capace.
Io sono re.
Lui è davvero il re.
Indossainfattiun manto, anche se sdrucito e scarlatto.
Ha tra le mani uno scettro anche se di canna di bambù.
Sul capo gli è posta una corona, anche se di spine pungenti.
È assiso su di un trono, anche se di ruvido legno.
È accerchiato da una corte, fatta certamente di malfattori, che pur sono capaci, almeno qualcuno di loro, di riconoscere in lui il bene del perdono che fa viverel’uomo.

Io sono re.
Lui è il re del mondo che non sempre lo riconosce e lo accoglie, ma che non può fare a meno di lui.

Io sono re.
Da sempre lui ha cercato gli uomini e le donne della terra, li ha visitati e colmati di grazia, li serve con cura, li redime e li ama con tutto se stesso, fino in fondo.

Io sono re.
Simile ad un figlio d’uomo che viene con le nubi del cielo. A lui appartengonoil potere, la gloria e il regno su tutte le nazioni della terra. Non c’è paragone tra lui e il nemico di lui e di tutti noi. Gesù Cristo è sempre ed inevitabilmente più forte del diavolo, il divisore. Luiè più potente della paura che l’accusatore instilla nel cuore umano. Perché l’amore è sempre più forte di ogni malizia e di ogni odio.
Io sono re.
Rivestito di maestà, cinto di forza, riconosciuto divino persino da coloro che lo hanno trafitto, gli è propria una potestà reale ed eterna, un benefico potere che non verrà mai eliminato né mai finirà.

3.
Regalità, gloria, maestà, signoria in Gesù Cristo prendono la forma e la consistenza della croce, che da quando egli ha fatto sua non è più strumento di morte, ma è segno rigenerante di vita.
La grazia della croce. Quella grazia che il ministero deve partecipare senza riserva alcuna.
La gloria della croce. Quella gloria che non ha nulla a che vedere conl’effimero imperante, né con la mondanità soffocante, ma che si dipana nella discrezione del rispetto vicendevole.
La maestà del Crocifisso. Quella maestà il cui fascino conquista il mondo e di cui la Chiesa deve farsi avvolgere per attrare al Signore Gesù coloro che lui stesso le fa incontrare.
La signoria del Condannato. Quella signoria che si mostra luminosa ed eloquente solo nel chinarsi, in ginocchio, a lavare i piedi degli amici del Signore ed anche dei nemici suoi.
La regalità del Nazareno. Quella regalità che tu, Ivan, sei chiamato e tra poco ordinato a vivere nel dono di te stesso alla santa Chiesa, senza risparmio di mente e di cuore.

La croce!
Ecco il trono di quella gloria che il mondo non conosce, ma di cui pur sente nostalgia struggente.
Non aver paura della croce!
Da quando vi è salito il Re e vi si è insediato con signoria regale, la croce non è più strumento di morte, ma è attestazione della stessa vita di Dio.
Attestazione dichiarata in latino, in greco, in ebraico: scritta cioè per tutti e per sempre, e a ciascun uomo notificata quale dichiarazione dell’amore che, nella sua verità, non conosce limiti.

No, Ivan, non aver paura della croce!
Non aver paura, cioè, di lasciarti amare dal Re che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue.

Non aver paura del suo amore. E … sarai un buon prete.