È tradizione tipicamente lucerina che il 15 agosto di ogni anno ci si ritrovi, nella solennità dell’Assunzione della beata Vergine Maria al cielo, a fare festa nel Signore.
È usanza più che consolidata che, nel giorno dell’Assunta, la Comunità lucerina qui residente ma anche quelle comunità sparse per il mondo si ritrovino per fare, nell’appuntamento festoso della Vergine Madre, memoria della propria storia e delle proprie radici.
Anche quest’anno. Tempo in cui tutto ci allontana dalla festa, pur alimentando in noi “la voglia di festa”. Anche quest’anno. Una festa, pur se in formato più piccolo del solito, si deve fare in qualche modo, perché lì dove non manca la carità è festa ed è festa grande.
Naturalmente, la nostra è festa cristiana e perciò non va ridotta ad uno sterile richiamo di un passato che c’è stato ed ora non c’è più, né va rinchiusa nella lamentela per le “cose che non vanno” o nel rimpianto per la tristezza dell’epidemia. La nostra festa non è l’occasione di nostalgiche ed inutili recriminazioni. La nostra festa, anche la nostra festa di quest’anno, sarà piena ed autentica nella misura in cui sfuggirà alla trappola della lamentosa nostalgia, si divincolerà dalla prigione della retorica e non si lascerà irretire dal grigiore della malattia. La festa cristiana rappresenta un “tempo santo”, un tempo per guardare a se stessi e agli altri “con gli occhi del cuore”. Con questi si può giungere anche ad intravvedere Dio all’opera nelle vicende liete o tristi del cammino terreno.
La festa cristiana è attestazione della libertà dei figli amati e redenti. Solo chi è libero può fare festa. Lo schiavo non conosce disponibilità di tempo, perché lo schiavo anche dei suoi propri interessi è tutto occupato da se stesso e non ha tempo e possibilità per guardare oltre se stesso. E c’è festa solo quando si riesce, per lo meno, a “guardare oltre l’angustia del proprio naso”. La festa cristiana è occasione bella e provvidenziale per pensare alle cose buone che rendono gustosa la vita e ritrovare così il sapore delle cose vere.
La festa cristiana esprime “quel tesoro spirituale” che reca in sé preziosi elementi, frutto degli impulsi dello Spirito che non cessa di rinnovare l’esistenza umana con la sua grazia e di guidarla con decisione verso il compimento della piena beatitudine. Nonostante gli innumerevoli virus biologici o esistenziali che intaccano la consistenza e il senso della vita.
Così per i lucerini, di mente e di fatto, anche per quelli lontani, la festa di agosto offre l’occasione di conoscere e di approfondire un passato grande di umanità e di fede, un passato di popolo che ha molto da insegnare alle giovani generazioni.
Questo appuntamento annuale si inserisce infatti in quell’ampio movimento di provvidenza che porta innanzi la storia di un popolo. Una storia con luci ed ombre, ma che non è lecito gettare, con superficialità, nel dimenticatoio dei tempi o addirittura abbandonare ai meschini pregiudizi degli esperti di turno.
La festa cristiana è come una specie di molla, che spinge il dinamismo personale e la storia comunitaria verso il novum del Dio delle sorprese, verso un non-ancora che è già cominciato e nel quale siamo pienamente immersi.
Ecco, io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia,
non ve ne accorgete?
Aprirò anche nel deserto una strada, immetterò fiumi nella steppa.
Mi glorificheranno le bestie selvatiche, sciacalli e struzzi,
perché avrò fornito acqua al deserto, fiumi alla steppa,
per dissetare il mio popolo, il mio eletto.
Il popolo che io ho plasmato per me celebrerà le mie lodi. (Is 43,19-21)
Proviamo a leggere così il nostro oggi, ferito da una pandemia improvvisa e ancora, in buona parte, sconosciuta. Proviamo così ad intravvedere il futuro di Dio per ciascuno di noi e per il popolo nel quale siamo inseriti e del quale facciamo parte. Scopriremo certamente fatica ed impegno, ma anche dignità e libertà.
Buona festa a tutti!
Nel nome di Maria, madre e patrona nostra, buona festa a tutti!
Lucera, 6 agosto 2020
Trasfigurazione del Signore
+ Giuseppe Giuliano, vescovo di Lucera-Troia